Così, come durante la più blasonata “settimana dell’alta moda”, al pari di una vera e propria passerella, davanti ai nostri occhi sfilano una moltitudine di piatti il cui protagonista, nemmeno a dirlo, rimane sempre lui: il tartufo.
Il nuovo menu è una cosa seria, è l’apoteosi di gusti decisi, di elementi che, dal bosco, traggono tutta la loro forza. Siamo davanti a piatti che non temono il freddo: funghi porcini, castagne, caponata di melanzane… da Bosco ci si scalda così. Una carta che farebbe cambiare idea anche ai più grandi estimatori della stagione calda.
Cominciamo a scaldarci, allora.
Arriviamo preparatissimi alla cena e, quindi, andiamo sicuri su uno degli antipasti che abbiamo adocchiato fin dall’inizio: è il FRA TUCK. Stiamo parlando di 3 mini tacos con ragù di cinghiale, zucca e tartufo. Eccoli che arrivano a tavola, abbondanti, trasudante ragu e inebriante odore di tartufo. In bocca è un’esplosione di sapori: la carne di cinghiale è tenerissima e saporita. Le verdure rendono il tutto più croccante e fresco.
Dagli “sfizi” passiamo ai “crostoni”. È la volta del BRUTTO ANATROCCOLO: crostone di pane artigianale, salsa di zucca, petto d’oca affumicato e tartufo. Questo piatto non è una novità del menu ma rimane un must del locale. La tentazione è troppa e, ovviamente, ci siamo lasciati tentare. Il suono del pane fragrante rimbomba per tutto Bosco. Crostone di nome e di fatto: niente a che vedere con quelle fette di pane smunte, senza colore. Qua gli ingredienti fanno fatica a rimanere sul pane per quanti sono.
Ebbene, ora lo chef ci propone COCCODE’ (crema di patate arrosto, uovo e tartufo), un piatto anch’esso già presente nel vecchio menu ma con una variante (e che variante!): è lui, è arrivato, “è il mio tessssoro”… è l’unico e inarrivabile… tartufo bianco!!!
Come funziona? Guido dice ai commensali se vogliono provare – al posto di quello normale – il tartufo bianco ad una tariffa di poco maggiore su tutte le proposte. Conviene? Secondo noi, assolutamente sì! Lo chef garantisce in prima persona la qualità del prodotto.
Coccodè ci piace perché – ammettiamolo - non c’è cosa più golosa che un uovo fritto su una fetta di pane. In più, il tartufo rende tutto ancora più classico. Ecco, sì. È un piatto classico. Ma, a noi, i classici piacciono.
Se pensavamo di aver provato – finora – i piatti migliori, ecco chi ci dobbiamo ricredere: sorprese delle soprese, ecco che arriva sua maestà ROSASPINA. Chi è rosaspina? O meglio, chi è quel genio che l’ha creata? A quel genio, io dico grazie. Perché non ricordavo – o forse non ho mai saputo – quanto una rosetta di pane ripiena di vellutata di ceci, funghi porcini, castagne e tartufo potesse fissare un momento nello spazio e nel tempo e catapultarti in un’altra realtà: siamo davanti un camino, la tavola imbandita e fuori la neve. Il cucchiaio affonda nella vellutata e la sua consistenza arriva dritta dritta in bocca; ogni tanto, qua e là, fa capolino una castagna e un fungo porcino.
Quando pensavamo di aver terminato, LITTLE JOHN ci chiama. Strati infiniti di roastbeef si susseguono all’interno del burger, e ancora la cicoria ripassata e poi il tartufo e poi la maionese ai funghi porcini e poi… e poi basta no? Ne volevate ancora?
Effettivamente potrebbe essere abbastanza difficile addentarlo. Ma a noi le altezze non spaventano. Stringiamo tra loro le fette di pane, gli ingredienti si fondono bene tra di loro, ci siamo quasi… un finale degno di nota.
Avete detto finale? Ah no, perché manca ancora il dolce. GOLA non è uno dei setti peccati capitali, è semifreddo con Gentilini ripieno di gelato al cioccolato fondente, pistacchio e cioccolato bianco.
Aspettate un po’ prima di addentarlo se non volete provare cosa significa mordere un iceberg!
Mettetela come volete ma – ad ogni stagione – il tartufo “sta bene su tutto”. E qui da Bosco, lo chef Guido Liberti sa davvero trattarlo coi guanti.
Provare il nuovo menu è come immergersi in una fiaba che racconta tante piccole avventure che ruotano attorno al personaggio principale: il tartufo.
E il finale (scusate lo spoiler) è sempre lo stesso: è impossibile non leccarsi le dita.